
60 anni fa ci lasciava una delle voci più belle della storia della musica jazz, Billie Holiday.
Cresciuta in un ambiente familiare povero, Billie dà una svolta alla sua vita quando si trasferisce a New York e viene scoperta da John Hammond, un artista che cantava in un club di Harlem. Hammond arrangia per lei un paio di pezzi che segnano l’inizio della carriera di Billie Holiday.
Nello stesso anno appare nel film di Duke Ellington Symphony in black e incide diversi dischi con il pianista Teddy Wilson e il sassofonista Lester Young. È quest’ultimo che le attribuisce il celebre soprannome di “Lady Day”.
Nel 1939 diventa la stella del nightclub Cafe Society e, sull’onda del successo, incide la splendida Strange Fruit, brano di Abel Meeropol.

“Strange Fruit” è una canzone di aperta denuncia contro il razzismo, una forte accusa contro i linciaggi dei neri nel sud degli Stati Uniti. Lo “strano frutto” che dà il titolo al brano è, per l’appunto, il corpo di un nero che penzola da un albero. Per i suoi contenuti, il brano viene vietato in diversi Paesi.
Negli anni Quaranta e Cinquanta Billie Holiday si esibisce in locali di tutti gli Stati Uniti e, nel 1946, recita nel film New Orleans con Louis Armstrong.
Dopo un matrimonio tormentato e la morte della madre, Billie Holiday comincia a fare uso di eroina. La droga danneggia irrimediabilmente la sua voce fino a dover interrompere la sua carriera. Muore di cirrosi epatica a soli 44 anni.
Il regista Sidney J. Furie omaggia Billie Holiday con il film La signora del blues, pellicola dedicata alla vita della cantante jazz e interpretata da una splendida Diana Ross.