
Il 18 marzo, esattamente 40 anni fa, ci lasciava una grande personalità dei ruggenti anni Venti: Tamara De Lempicka.
La pittrice polacca matura una passione per l’arte fin da giovanissima.
I suoi viaggi in Italia incrementano questa inclinazione e le sue partecipazioni a mostre ed esposizioni, soprattutto a Parigi, diventano sempre più frequenti.
Le tele di Tamara De Lempicka diventano celebri anche oltreoceano, a New York, Los Angeles e San Francisco. Inoltre, nel 1957, presenta le sue nuove opere alla Galleria Sagittarius di Roma.
Conosciamo meglio la personalità di Tamara De Lempicka con una carrellata delle sue opere più famose.
Autoritratto

Tamara De Lempicka amava ritrarre se stessa, come nel celebre “Autoritratto” del 1925. Si rappresenta bella, seducente, ricca, a bordo di una lussuosa Bugatti verde, ma con uno sguardo annoiato. La tela fu commissionata dalla rivista di moda tedesca “Die Dame”, per celebrare in copertina l’indipendenza delle donne.
La ragazza in verde

“La ragazza in verde” di Tamara de Lempicka, opera realizzata tra il 1930 e il 1931, rispecchia l’alta moda degli anni Venti. La tela s’inserisce nell’ondata di emancipazione femminile di quel tempo: basti osservare l’abito verde indossato dalla donna, estremamente aderente tanto da farne trasparire le forme.
Le due amiche

Il quadro, presentato al Salon d’Automne con il titolo di “Perspective” (1923), non ricevette grandi consensi. I corpi delle figure sono costruiti per deformazioni, come se gli elementi anatomici fossero costretti a rientrare in linee curve ben definite. Interessante è la scelta del soggetto, gli amori saffici, in quegli anni di grande attualità sia in letteratura che in pittura.
Madre superiora

Di Tamara de Lempicka si ha un’immagine di artista dandy, di donna trasgressiva e anticonformista. In realtà pochi conoscono un filone della sua produzione pittorica molto più intimo e religioso, legato soprattutto al culto mariano. La “Madre superiore” n’è un esempio. La figura ritratta è Suor Thérèse Delphine, all’epoca Madre Superiora del Convento Sanvitale di Parma. La pittrice vi si era recata nel 1935, durante un viaggio in Italia, alla ricerca di un conforto da un periodo in cui soffriva di depressione e gravi problemi fisici.
Ritratto di uomo incompiuto

Addentriamoci nella vita privata di Tamara: l’uomo ritratto, elegantemente abbigliato, è il suo primo marito Tadeusz Lempicki. Il loro matrimonio non fu facile a causa delle ristrettezze economiche e, soprattutto, dei continui tradimenti della moglie. Tamara, inoltre, faceva uso regolare di cocaina. Nel 1928 avvenne la rottura definitiva con Tadeusz: Tamara era divenuta l’amante del barone Kuffner e Tadeusz s’innamorò di una donna polacca. La pittrice tentò inutilmente di riportare a casa il marito e, indignata, escogitò la sua vendetta: non ultimò il ritratto di Tadeusz. Non è un caso, infatti, che la mano sinistra, quella con la fede nuziale, sia rimasta incompiuta.
Tunique rose

La “Tunique rose”, realizzato nel 1927, rappresenta la musa (e amante) di Tamara de Lempicka, Rafaëla. L’artista polacca dipinge spesso le donne in modo sensuale, lasciando trasparire una personalità forte e la consapevolezza della loro sessualità. L’opera è un equilibrato gioco di linee e curve, la silhouette della figura è definita da un gioco di chiaroscuro, mentre il colore accesso della tunica e delle labbra accentua la sensualità della donna.
Vergine blu

La “Vergine blu” è un altro quadro che possiamo inserire in quel filone religioso di Tamara de Lempicka. Il volto di Maria, incorniciato da un velo blu, è fortemente umanizzato, quasi profano se osserviamo alcuni particolari: gli occhi allungati dal taglio orientale, il rossetto rosso sulle labbra e le sopracciglia sottili, quasi fossero disegnate con una matita da trucco. Pare che la pittrice si sia rifatta al modello del volto mariano della pietà vaticana di Michelangelo, particolarmente amato e studiato. Non è da escludere, tuttavia, anche un omaggio alle Madonne lignee russe e boeme.