
In Europa, all’alba del 2018 ci sono ancora sei muri che dividono i paesi e le popolazioni, da quello che separa le enclave spagnole di Ceuta e Melilla dal Marocco, a quello che divide l’Ungheria dalla Serbia, fino ai tanti che di volta in volta, a secondo delle emergenze o della politica, vengono annunciati.
Ma “la madre di tutti i muri”, quella che ha segnato il nostro immaginario e per molti di noi almeno una parte della vita è stata il Muro di Berlino, simbolo della guerra fredda e della cortina di ferro, la divisione che separava i paesi sotto l’influenza sovietica da quelli sotto l’influenza statunitense. Il muro, la cui denominazione ufficiale era Antifaschistischer Schutzwall (Barriera di protezione antifascista) fu costruito per circondare Berlino Ovest nel 1961 e impedire la fuga dei tedeschi dalla DDR. Inizialmente il muro era composto da un reticolo di filo spinato, che venne man mano sostituito da due muri paralleli separati da una striscia di alcune decine di metri, soprannominata “la striscia della morte”, per via dei tanti tedeschi dell’est che persero la vita nel tentativo di rifugiarsi a Ovest.
Il muro sovrastò Berlino con la sua minacciosa presenza per oltre 28 anni, per essere poi abbattuto la notte del 9 novembre 1989, permettendo la riunificazione della Germania, l’incontro delle famiglie e degli amici divisi, e in ultimo la fine della guerra fredda.
L’archivio di Mondadori Portfolio vi porta in viaggio nella storia per ripercorrere i momenti cruciali della vita nella Berlino del muro.