
Il maggio francese infiamma l’Europa, e improvvisamente il 1968 si trasforma da un semplice anno in un’epoca che ha cambiato non solo la società e la politica, ma anche il costume, la moda, le arti. Il 1968 è stato lo spartiacque per il costume e la cultura, e dopo il maggio francese l’Europa e il mondo non sono più stati gli stessi.
Il Maggio francese, oltre a identificare un particolare lasso di tempo, comprende i movimenti e le proteste verificatisi in Francia nel maggio-giugno 1968, perlopiù rivolte spontanee di natura insieme sociale, politica e anche filosofica. Nel corso degli eventi si mischiarono un movimento studentesco e un movimento operaio, entrambi contestatori in maniera multiforme di ogni tipo di autorità. In particolare il movimento studentesco rivendicava una maggiore liberalizzazione dei costumi, una messa in discussione della vecchia università, della società dei consumi e del capitalismo in generale.

Il 1968 è anche l’anno dell’assassinio del pastore protestante, politico e attivista statunitense, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani.
Ma il 1968 non è solo l’anno delle rivolte francesi, è anche l’anno in cui il pugno nero di Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi di Città del Messico svetta sul podio dei 200 metri maschili, in cui Andy Warhol viene ferito da un colpo di pistola sparato da una militante femminista, l’anno in cui le proteste contro la guerra in Vietnam infiammano gli Stati Uniti, l’anno in cui l’Italia è colpita dal terribile terremoto del Belice, che lasciando 90.000 persone senza casa.
Grazie all’archivio storico di Mondadori Portfolio riviviamo i momenti più interessanti, e le immagine iconiche che hanno caratterizzato questo momento di grande fermento mondiale. Se vuoi vedere altre foto vai al sito

May 68. Inizio di una lotta prolungata. Questo poster è uno dei più iconici del maggio francese e l’originale è conservato al Musée de l’Affiche di Parigi

Un giovanissimo Mario Capanna parla agli studenti davanti all’Università Cattolica di Milano nel febbraio 1968

Gli atleti statunitensi Tommie Smith e Juan Carlos diventarono famosissimi grazie a questo gesto per protestare per dimostrare contro la situazione dei neri in America ed i diritti negati. Il terzo atleta, l’australiano Peter Norman, indossa il distintivo del Progetto Olimpico per i Diritti Umani e per questa ragione fu ostracizzato dai responsabili sportivi australiani; il governo australiano ha riconosciuto solo nel 2012, a 6 anni di distanza dalla sua morte, l’importanza del gesto di Norman

Una sopravvissuta al terremoto del Belice si appresta a trasferirsi a nord dopo aver perso la sua casa. Palermo, 1968