Salvador Dalì è stato uno degli artisti più discussi ed eccentrici del Novecento.
Riconducibile al filone surrealista, sviluppato nel 1924, l’arte di Dalì racconta della parte irrazionale dell’uomo, delle sue fantasie, dei suoi desideri, dei suoi sogni. È l’inconscio, secondo l’artista catalano, lo strumento per conoscere a fondo l’animo dell’individuo.
In occasione del 31° anniversario dalla morte di Salvador Dalì, ripercorriamo i momenti più significativi del suo percorso con le immagini di Mondadori Portfolio.
Nato l’11 maggio 1904 in una cittadina della Catalogna, Dalì rivela sin da bambino una predisposizione all’arte. S’iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Madrid ma, il suo carattere irriverente, gli causa una serie di espulsioni e, addirittura, un’incarcerazione.
Nel 1927 Dalì si reca a Parigi: qui, suggestionato dalle teorie di Sigmund Freud, sente il bisogno di rappresentare la parte più oscura ed affascinante dell’essere umano: il sogno.
Due anni dopo Salvador Dalì realizza il suo primo dipinto surrealista, Il gioco lugubre.
L’opera che consacrò il genio di Dalì è La persistenza della memoria (1931).
Numerosi quadri successivi di Dalì testimoniano il suo viaggio nel recondito universo dei sogni.
Nota è la relazione di Salvador Dalì con Elena Ivanovna Diakonova, conosciuta anche come Gala. La donna, inizialmente amante e poi moglie del pittore, diventa la sua musa ispiratrice.
Ma, ancora più noto, è il rapporto tra Salvador Dalì e la showgirl francese Amanda Lear, migliore amica di Gala.
Nella sua ultima fase artistica, il pittore catalano cominca ad introdurre nei suoi lavori illusioni ottiche, mescolandole a nozioni di matematica e scienze, due materie alle quali si dedicava con molto interesse.