Esattamente un secolo fa, nell’aprile del 1919, l’architetto Walter Gropius fondò a Weimar la Bauhaus, celebre scuola tedesca che rivoluzionò l’architettura, il design e l’arte del ‘900.
Una delle idee fondamentali della Bauhaus era rispondere alle necessità dei cittadini. L’utilità era al primo posto, questo significava che la forma doveva essere asservita alla funzione piuttosto che all’aspetto estetico. Oggetti domestici, apparentemente banali e privi di ornamenti erano, invece, il risultato di studi artistici e sociali.
Il Bauhaus non modificava né nascondeva i materiali per raggiungere un’eleganza estetica. L’acciaio, i tubi o le travi erano a vista perché parte integrante del progetto.
Il Bauhaus promuove uno stile minimalista, suggerendo un ritorno alle forme elementari, lineari e geometriche, ai colori primari ed impiega materiali quali vetro e metallo. La linea, la forma e i colori erano alla base del progetto, tutto il resto non era necessario e poteva, quindi, essere ridotto all’osso.
La Bauhaus non è stata solo una scuola, ma una vera e propria filosofia. L’obiettivo era far sì che la produzione seriale di oggetti e di abitazioni non perdesse anche l’ultima traccia di umanità, ormai mortificata da una produzione alienata ed asettica. L’obiettivo era caricare di nuovo significato anche gli oggetti più ordinari.
Dal 1925 la Bauhaus si spostò a Dessau, nel famoso edificio progettato da Gropius, sotto la direzione di Hannes Meyer e, in seguito, di Mies van der Rohe fino alla chiusura nel ’33 da parte dei nazisti. Questi la consideravano una scuola degenerata, anti tedesca e una copertura per i comunisti, in quanto vi erano coinvolti molti artisti russi come Paul Klee e Kandinskij. Sarà proprio la chiusura forzata della scuola e la conseguente dispersione degli insegnanti all’estero che permise la diffusione delle idee della Bauhaus.
La Bauhaus è riuscita combinare molteplici arti, dall’architettura alla fotografia, dal design all’editoria fino all’abbigliamento, lasciando un’eredità che dura ancora oggi.