In vista della Biennale di Venezia, arriva per la prima volta in Italia una mostra dedicata all’artista americano Arshile Gorky, uno tra i principali fautori dell’Espressionismo Astratto.
Allestita a Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, e curata da Gabriella Belli e Edith Devaney, l’esibizione riunirà oltre 80 opere provenienti da tutto il mondo, molte delle quali raramente esposte al pubblico.
Una rassegna emozionante, visitabile fino al 22 settembre 2019, che raccoglie tutti i capolavori di Arshile Gorky dagli anni ’20 fino agli anni ’40.
La mostra prende avvio dalla fase ritrattistica di Arshile Gorky durante gli anni ’20 del Novecento.
Gorky nasce nel 1904 in un piccolo villaggio della Turchia da una povera famiglia armena. Durante il genocidio contro la minoranza armena del 1915 ad opera dell’esercito ottomano, fugge negli Stati Uniti dove si iscrive alla New School of Design di Boston. Nel 1924 si trasferisce a New York per insegnare alla Grand Central School of Art.
Nella fase successiva, Arshile Gorky sviluppa una pittura che combina i paesaggi di Cézanne, la linea di Ingres, la composizione di Paolo Uccello, la logica cubista di Picasso e persino le forme e i colori di Miró.
Intorno agli anni ’40, Gorky entra in contatto con i surrealisti. Queste nuove frequentazioni, unite alle lezioni dei maestri del passato, lo portano a sviluppare una personalissima visione, in cui l’artista americano evoca il mondo della natura associandolo a memorie personali.
Nell’ultima fase della sua vita, prima del tragico suicidio nel ‘48, Arshile Gorky si concentra su forme fantastiche ricorrenti ma molto evocative: i ricordi di infanzia, l’affinità con la natura e le contraddizioni interiori che provava.