
Il 12 marzo si chiude a Milano la mostra “Boom 60! Era arte moderna” presentata da Electa e Museo del Novecento di Milano e curata da Mariella Milan e Desdemona Ventroni, con Maria Grazia Messina e Antonello Negri.
La mostra ripercorre la scena artistica italiana nel decennio che va dai primi anni ‘50 fino ai primi ‘60. Un excursus che non è limitato soltanto alle opere d’arte del periodo, ma anche (ed è questa la parte più interessante) al modo in cui queste e gli artisti erano rappresentati nei media del tempo.
E così, tra il materiale in esposizione si trovano anche molte riviste, tra cui Epoca, lo storico settimanale Mondadori. Queste testimonianze ci raccontano di come gli artisti erano percepiti dalla società in cui vivevano. Occupavano le colonne dei quotidiani, ispiravano articoli, comparivano sulle copertine e a volte anche in vignette satiriche, esattamente come i VIP dei nostri giorni.

Pablo Picasso sulla copertina di Epoca del 1953, tra quelle esposte alla mostra. La didascalia sul lato recita: “Picasso si presenta al pubblico italiano”.
Gli artisti rispondevano in maniera ambivalente alle attenzioni dei media: alcuni si atteggiavano a star con disinvoltura, come Bernard Buffet; altri erano in aperta critica; e infine c’era la sana ironia di artisti come Piero Manzoni, che vendeva parti di sé stesso quasi fossero prodotti brandizzati.

Bernard Buffet, chiamato “il pittore in Rolls–Royce”, oggi poco conosciuto era allora uno dei protagonisti delle cronache sia d’arte che di gossip.
È in questo clima vivace di scambio che sono nati alcuni dei servizi più belli dei nostri fotografi storici, che ritraggono i più celebri artisti di quell’epoca.
Ne è un esempio quello che Giorgio Lotti dedica a Lucio Fontana negli anni in cui ripensa lo spazio nei dipinti e la divisione tra pittura e scultura.

Lucio Fontana, il pittore famoso per gli squarci nelle tele, fu fondatore del movimento spazialista. Spesso acquistava lui stesso quadri di giovani artisti per finanziarli.
Riguardando le foto di questa galleria sorge spontanea una domanda: torneranno mai arte e società a specchiarsi l’una nell’altra?