Totò, uno degli attori comici più amati del cinema italiano, scompariva nel 1967, lasciando un vuoto incolmabile nei suoi numerosi estimatori.
L’Università di Napoli Federico II, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa, ha deciso di omaggiare l’artista partenopeo con una laurea honoris causa alla memoria in “Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria”. La proposta era stata avanzata da Renzo Arbore.
Il 15 aprile del 1967 il “Principe della risata” si spense mentre stava lavorando in una pellicola di Nanni Loy, Il padre di famiglia. Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, chiamato Totò sin da bambino, nacque il 15 febbraio 1898 nel rione Sanità di Napoli, da una relazione clandestina del marchese Giuseppe De Curtis (che riconobbe il figlio solo nei primi anni Venti, sposandone la madre) con Anna Clemente.
Sin da bambino si divertiva con gli amici a intrattenerli con le sue macchiette. Nonostante la madre desiderasse per lui un futuro ecclesiastico, Totò abbandonò il ginnasio per dedicarsi alla recitazione.
Dopo un inizio difficile a Roma, in cui alternava saltuarie parti teatrali a periodi di disoccupazione, l’impresario Giuseppe Jovinelli credette in lui.
Totò poté esibirsi sul palco con diverse macchiette che ottennero un inaspettato successo. Negli anni Venti la sua carriera divenne meno precaria e divenne attore di fama nazionale.
Ebbe una relazione intensa con una chanteuse molto avvenente, quanto chiacchierata, Liliana Castagnola, che, nel 1930, si tolse la vita per amore di Totò, gettandolo nello sconforto.
Negli anni Trenta Totò conobbe un periodo professionale di grande popolarità e si affermò come talento comico dell’avanspettacolo. Conobbe Diana Rogliani, dalla quale ebbe una figlia, Liliana, chiamata così in ricordo della Castagnola.
Nel 1937 Totò debuttò sul grande schermo nella pellicola Fermo con le mani!, che non riscosse però un grande successo, così come altre pellicole che seguirono. Tornò, quindi, a recitare in teatro nel 1940, sperimentando in Italia quel nuovo genere chiamato Rivista, dove venne affiancato anche da Anna Magnani e Mario Castellani, sua futura spalla anche al cinema .
Dal 1949 interpretò moltissime pellicole di successo, e nel 1951, abbandonato dalla Rogliani e dalla figlia, compose l’indimenticabile Malafemmena, poi reinterpretata da Teddy Reno nel film Totò, Peppino e la… malafemmina (1956), una delle pellicole più amate della filmografia di Totò, in cui recitava in coppia con Peppino De Filippo.
L’attività cinematografica fu molto intensa fino a metà degli anni Sessanta: produsse e interpretò anche una serie di film per la tv nel 1966 e diversi spot pubblicitari. Nel 1964 compose la famosa poesia in italiano e in napoletano ’A livella, una riflessione sulla morte che rende tutti uguali, ricchi e poveri.
Nell’aprile del 1967 Totò morì all’età di 69 anni, dopo aver chiuso la sua carriera recitando per Pasolini in Uccellacci e uccellini (menzione a Cannes per lui) e per Dino Risi in Operazione San Gennaro. Una malattia agli occhi, che lo affliggeva da anni, aveva portato Totò quasi alla cecità.
Oggi, a 50 anni dalla sua scomparsa, a Totò è celebrato anche da Mondadori con l’uscita di una collana di 50 dvd con i suoi migliori film.
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Immagine di copertina: Roma, 1967. Totò e Nino Manfredi sono sul set del film Il padre di famiglia. Fu l’ultimo lavoro di Totò, che morì il giorno dopo le riprese, ironia della sorte, di questa scena di un funerale. Venne sostituito nella parte da Ugo Tognazzi.