
Il film evento dell’inizio della stagione cinematografica 2017-2018 è Dunkirk di Christopher Nolan. Un kolossal bellico atipico, che alla spettacolarità di Salvate il soldato Ryan contrappone atmosfere cupe e angoscianti, rendendo persino una lunga spiaggia atlantica un luogo claustrofobico, chiuso tra pareti d’acqua e fuoco. Nel contesto dei “film di guerra” quello di Nolan, oltre a vantare una modernità registica rara, è caratterizzato da una peculiarità: narra una sconfitta. Racconta di una ritirata, di uno dei momenti più neri della storia bellica britannica e francese, eppure, allo stesso tempo, di una delle operazioni più grandiose di tutta la Seconda guerra mondiale. Cosa accadde quindi a Dunkerque (“Dunkirk” per gli inglesi) tra il 27 maggio e il 4 giugno del 1940? I tedeschi avevano invaso la Francia e, nell’arco di circa due settimane, avevano messo alle corde le truppe francesi e quelle della BEF, il Corpo di spedizione britannico. Il governo britannico realizzò subito che abbandonare la BEF al proprio destino avrebbe voluto dire lasciare l’Inghilterra in balia delle forze del Terzo Reich, che in quei primi mesi di guerra, condotta all’insegna della Blitzkrieg, apparivano inarrestabili. Venne perciò organizzata l’operazione Dynamo, un ponte navale tra le coste inglesi e Dunkerque, unico porto del Nord della Francia rimasto in mano alleata, che aveva il solo scopo di trarre in salvo quanti più soldati inglesi e francesi possibile. Nella sacca di Dunkerque si erano ammassati circa 400.000 uomini delle truppe anglo-francesi in disperata ritirata dopo la rottura del fronte della Mosa e dopo aver abbandonato automezzi e pezzi d’artiglieria lungo la strada, circondati su tre lati dai tedeschi e con il mare, infestato da U-boot e mine, alle spalle. 400.000 uomini sotto l’azione incessante dei bombardieri della Luftwaffe, attendevano sulla spiaggia di essere evacuati o di subire l’inevitabile, imminente assalto finale delle divisioni corazzate tedesche. Dynamo appariva come un’impresa disperata. I più ottimisti tra i britannici immaginavano che sarebbero stati evacuati tra i 30.000 e i 40.000 uomini. Ma le cose andarono diversamente, e Dunkerque fu teatro di un miracolo militare, che alla lunga condizionò buona parte del conflitto in Europa. Ve lo raccontiamo con l’aiuto delle immagini del nostro archivio scattate 77 anni fa e di scene tratte proprio dal film Dunkirk, in questi giorni nelle sale italiane.
I moli. Una delle immagini più evocative tratte da Dunkirk di Christopher Nolan: migliaia di soldati inglesi ammassati su uno degli ultimi due moli rimasti operativi durante l’operazione Dynamo. Un occhio rivolto al mare in attesa della nave giusta che li avrebbe riportati in patria e uno a scrutare il cielo per avvistare le picchiate degli Junker Ju 87 “Stuka” tedeschi. I bombardieri della Luftwaffe martoriarono gli inglesi e i francesi incolonnati su moli e sulle spiagge. Il Feldmaresciallo Göring aveva promesso a Hitler di supplire con i suoi aerei alla momentanea assenza delle divisioni corazzate in fase di rifornimento dopo la lunga cavalcata attraverso il Belgio e le Ardenne con la quale la Wehrmacht aveva messo in ginocchio la Francia.

DUNKIRK (2017) – KENNETH BRANAGH. Credit: WARNER BROS. / Album
Dynamo. Kenneth Branagh interpreta uno degli ufficiali della Marina inglese impegnati a organizzare le operazioni di imbarco. Durante il primo giorno di evacuazione soltanto 8000 uomini riuscirono ad abbandonare le spiagge, tra questi molti erano i feriti che avevano la precedenza. Il piano di Dynamo era quello di riuscire a evacuare 40.000 uomini tra il 27 e il 28 maggio 1940. Dato che i moli d’attracco disponibili per le navi di maggiore tonnellaggio come i cacciatorpediniere in arrivo dall’Inghilterra erano soltanto due, furono cooptate centinaia di piccole imbarcazioni civili come barche da pesca e da diporto lungo la costa meridionale inglese, per poter recuperare uomini anche dalla spiaggia.
Sulla spiaggia, terrore dal cielo. Dunkerque, maggio 1940. Soldati francesi attendono il loro turno sulla spiaggia, facendo del loro meglio per sopravvivere in attesa di un passaggio per l’Inghilterra. In Dunkirk la situazione di quasi totale sbando delle truppe e di quelle terribili giornate sotto le bombe e i proiettili degli aerei tedeschi è resa con notevole precisione storica. Una delle “fortune” di Dynamo fu che il tempo incerto ostacolò le operazioni della Luftwaffe. Non solo: la RAF fece del suo meglio per tenere i cacciabombardieri Stuka e i bombardieri Heinkel e Dornier lontani dal perimetro di Dunkerque, impegnando 32 squadriglie di caccia Hurrikane e Spitfire. Gli inglesi persero circa 100 aerei in azione, i tedeschi circa 140. Dalla spiaggia non si ebbe la misura della grande battaglia aerea in corso perché avvenne per lo più a decine di chilometri dalla zona di imbarco. Nonostante ciò, molti bombardieri riuscirono a raggiungere il bersaglio. Durante la battaglia di Dunkerque morirono circa 10.000 uomini.
I francesi. Dunkirk si concentra sulle truppe britanniche e vive quei tragici frangenti dalla prospettiva inglese, ma le truppe d’Oltralpe ebbero un ruolo importante nella battaglia di Dunkerque, proteggendo il perimetro dagli attacchi tedeschi. Il loro sforzo fu vitale, soprattutto a partire dal 29 giugno dopo la resa dell’esercito belga quando la forza d’invasione tedesca si scagliò con maggiore veemenza sulla sacca. Ressero fino al 4 giugno quando in 40.000 furono fatti prigionieri dai tedeschi giunti sulle spiagge. Ormai il grosso delle truppe era stato evacuato. Nella foto alcuni soldati di un reparto meccanizzato francese, abbandonati i loro mezzi nella ritirata, attendono al limitare della spiaggia.
La battaglia in mare. Il cacciatorpediniere Bourrasque affonda, colpito prima da un bombardiere e quindi da una mina. Gli uomini si gettano in mare. Gli anglo-francesi persero circa 200 imbarcazioni, grandi e piccole, tra cui sei cacciatorpediniere britannici e tre francesi. La Manica pullulava di mine antinave ed era infestata dagli invisibili U-boot della Kriegsmarine. A Dynamo presero parte in tutto circa 600 imbarcazioni, tra cui centinaia di imbarcazioni civili reclutate all’ultimo momento dall’Ammiragliato britannico su ordine dello stesso Churchill. Fu anche grazie a loro che l’operazione fu un insperato, clamoroso successo con 240.000 uomini evacuati dai moli e circa 100.000 dalla spiaggia.
Verso casa. Truppe inglesi ammassate sulla coperta di una nave diretta in Inghilterra. Il successo di Dynamo rimane, per molti versi, ancora un “mistero” per molti e un “miracolo” per altri. Una serie di fortunate coincidenze, come il tempo inclemente per l’aviazione tedesca, ma soprattutto l’indecisione del comando tedesco, favorirono l’evacuazione della BEF e di circa 100.000 francesi. Secondo lo storico militare Basil Liddell Hart «Nulla avrebbe potuto impedire alle avanguardie corazzate tedesche di proseguire la loro avanzata e di tagliare le linee di ritirata della BEF verso Dunkerque, nulla eccetto un ordine di Hitler». Fu lo stesso Hitler, preoccupato dalla tenuta del fianco meridionale, a bloccare le divisioni corazzate lanciate a tagliare la strada della ritirata inglese. Ciò che di certo rimane alla storia è un lungo racconto di atti eroici compiuti da parte di militari e civili durante una delle più incredibili ritirate di tutti i tempi.