
65 anni fa ci lasciava l’artista francese Henri Matisse.
Matisse muove i suoi primi passi nell’arte impressionista, influenzato dai lavori di Manet e di Cezanne.
Con il fascino che l’arte africana e asiatica inizia a esercitare in Europa, nasce la pittura dei “fauves”.
Il fauvismo è il corrispettivo francese dell’espressionismo che, rispetto all’analogo movimento tedesco, connotato da atmosfere cupe, esprime un’autentica gioia di vivere, costante in tutta la produzione di Matisse.
Nelle sue opere, infatti, non vi è traccia della sofferenza e delle contraddizioni della sua epoca. Esse sembrano raffigurare un mondo parallelo dominato da pace, calma, serenità e luce.
Per riprodurre questa realtà, Matisse usa unicamente il colore, strumento dall’incredibile forza espressiva. Questa è la rottura con l’impressionismo: il colore, protagonista indiscusso della tela, non deve essere realistico bensì esprimere le sensazioni dell’artista.
Mondadori Portfolio ricorda Henri Matisse con una selezione dei suoi quadri più belli.

“La gioia di vivere” è ispirato a Gauguin e all’arte orientale. L’influenza dei fauve si coglie nei nudi femminili, leggermente deformati, dipinti a macchie e senza rispettare i colori reali. La forma dei soggetti viene semplificata e presenta colori innaturali, come l’albero rosa, che è lo stesso colore utilizzato per la pelle delle figure, a indicare la fusione tra uomo e natura.
La danza

La Danza è senza dubbio l’opera più celebre di Matisse. Ne esistono due versioni: la prima, del 1909, conservata a New York; la seconda datata 1910, visibile all’Hermitage di San Pietroburgo. In foto possiamo ammirare la seconda versione che, rispetto alla prima, cambia nel colore delle cinque figure danzanti sul prato, qui di un rosso acceso. Il verde scuro del prato e il blu del cielo dimostrano l’influsso dell’arte primitiva e trasmettono un senso di spensieratezza e di gioia.

La svolta fauvista di Matisse è qui ben visibile. I colori sono posti sulla tela con vigorose pennellate. L’opera suscita non poche critiche, ma il quadro è in grado di trasmettere un’energia inedita e i colori antinaturalistici sul volto della donna conferiscono volume senza ricorrere a tecniche chiaroscurali.

Matisse introduce una nuova forma d’arte detta “cut-out”: con l’utilizzo di carta e forbici, l’artista riesce a creare delle opere magnifiche tagliando fogli in differenti forme. Da qui nasce la serie dei “Nudi blu”: i collage mostrano sempre la silhouette di una donna nuda in diverse posizioni, su uno sfondo chiaro e dal corpo blu.
La stanza rossa

Quadro tra i più famosi di Matisse, “La stanza rossa” è la rappresentazione più estrema dell’uso del colore sulla tela. Il rosso, presente sulla tovaglia e sulle pareti, è disposto in maniera uniforme e non consente di distinguere i piani della scena. Tuttavia diffonde una sensazione di luce interna che trasmette un senso di serenità, così come la finestra che si apre su una natura calma e tranquilla.

Il quadro raffigura quattro pesci rossi all’interno di una brocca poggiata su un tavolino, collocato probabilmente nello studio dell’artista, arredato con una lussureggiante vegetazione tropicale. Si tratta di un’opera istintiva, dove l’interesse dell’artista non è fornire una rappresentazione realistica della scena, ma esprimere sensazioni tramite il colore, in pieno stile fauve. La composizione ricorda le stampe giapponesi, sia per la mancanza di profondità sia per la scelta del soggetto.

Il 22 giugno 2011 è stata inaugurata nei Musei Vaticani la Sala Matisse che ospita i progetti per la realizzazione della Cappella di Saint-Marie du Rosaire, progettata e decorata da Henri Matisse tra il 1949 e il 1951 per le suore domenicane della città di Vence.
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