
Bosch e un altro Rinascimento
Palazzo Reale (Milano), 9 novembre 2022 – 12 marzo 2023
Nella suggestiva cornice di Palazzo Reale, Milano ospita il genio fiammingo con un progetto espositivo inedito: Bosch è esponente di un “altro Rinascimento”, diverso da quello italiano, e testimonia l’esistenza di molti “Rinascimenti” diffusi in vari centri artistici europei.
L’inferno musicale

Trittico del Giardino delle Delizie – L’inferno musicale, 1503-1504, olio su tavola, Museo del Prado a Madrid. Una creatura mostruosa con la testa di uccello inghiotte i dannati. (Mondadori Portfolio/Electa/Remo Bardazzi)
La mostra
“Bosch e un altro Rinascimento” è promossa dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Castello Sforzesco e realizzata da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE.
Il percorso espositivo presenta un centinaio di opere d’arte tra dipinti, sculture, arazzi, incisioni, bronzetti e volumi antichi, inclusi una trentina di oggetti rari e preziosi.
Trittico del Giardino delle Delizie

Questa è l’opera più ambiziosa dell’artista fiammingo. I tre pannelli che la costituiscono pullulano di figure, scene bibliche e significati simbolici. La sua complessità ha portato, nel corso dei secoli, a numerose e differenti interpretazioni. Le fisionomie e le espressioni facciali sono molto enfatizzate, distanti da quel classicismo rinascimentale basato su bellezza e proporzione. (akg-images/Mondadori Portfolio)
Jheronimus Bosch
Pseudonimo di Jeroen Anthoniszoon van Aken, Hieronymus Bosch nasce alla metà del Quattrocento in una famiglia di pittori nella zona del Brabante, attuali Paesi Bassi.
La fama di Bosch non inizia, però, nelle Fiandre, bensì in Europa meridionale, precisamente nella Spagna e nell’Italia del Cinquecento.
Adorazione del bambino

La tela, raffigurante la Vergine Maria e Gesù Bambino, è stata tradizionalmente attribuita al pittore olandese. Tuttavia le analisi sul quadro hanno permesso di stabilire che la sua realizzazione sia stata successiva al 1568, ovvero quasi cinquant’anni dopo la morte dell’artista; è ipotizzabile, dunque, che sia stato dipinto da uno studente di Bosch. (akg-images/Mondadori Portfolio)
Un’esposizione non convenzionale
L’esposizione di Palazzo Reale è un evento unico: i più celebri capolavori di Bosch, mai presentati insieme prima d’ora in un’unica mostra, dialogano con importanti opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli.
Un lavoro di ricerca durato cinque anni, con la mobilitazione di una rete internazionale senza precedenti tra governi, ambasciate, musei, istituti culturali e collezionisti.
Le tentazioni di Sant’Antonio

Anche qui ci troviamo di fronte ad un trittico. Come era consuetudine nelle pale di tradizione fiamminga, gli sportelli esterni sono monocromi così da permettere allo spettatore di restare stupito, una volta aperta, dal colore e della ricchezza dell’opera. Questi scomparti, visibili a trittico chiuso, raffigurano due momenti della passione di Gesù, la cattura di Cristo e la salita al Calvario. Le tavole interne, invece, raccontano tre episodi delle Tentazioni di Sant’Antonio: il Volo e la caduta di sant’Antonio, le Tentazioni di sant’Antonio e la Meditazione di sant’Antonio. (akg-images / Werner Forman/Mondadori Portfolio)
L’altro Rinascimento
Obiettivo della rassegna è spiegare l’esistenza tra il Quattrocento e il Cinquecento di diversi Rinascimenti, che si affiancano a quello italiano e boschiano, i quali influenzeranno grandi artisti del calibro di Tiziano, Raffaello ed El Greco.
Ammirare, giusto per citarne una, l’opera monumentale del “Trittico del Giudizio Finale” di Bosch, aiuta a comprendere quanta varietà e visioni artistiche differenti ci fossero nell’Europa di quel tempo, capaci di creare addirittura un terreno fertile per il Surrealismo.
Trittico del Giudizio di Vienna

Conservato all’Accademia di Belle Arti di Vienna, il dipinto riprende l’impostazione dei trittici di Bosch: i riquadri laterali, con il giardino dell’Eden a sinistra e l’Inferno a destra, e il pannello centrale con il giudizio universale. Gli sportelli chiusi del trittico, come si è visto sempre a monocromo, mostrano due santi: a sinistra san Giacomo maggiore durante un pellegrinaggio e a destra san Bavone mentre compie un’elemosina. (Album / Joseph Martin / Mondadori Portfolio)
Il mondo fantastico di Bosch
Jheronimus Bosch è noto per il suo stile fantastico e visionario attraverso il quale concepisce mondi onirici, abitati da curiosi personaggi e creature mostruose.
Un universo selvatico e immaginifico, dove ranocchie, uccelli, mostriciattoli, figure umane o ibride si caricano di significati simbolici o diventano la personificazione di vizi, virtù, paure ed ambizioni.
La bellezza di un quadro di Bosch è quell’aura di mistero che aleggia nella tela, la sua capacità di stimolare, nel corso dei secoli, sempre nuove interpretazioni declinabili nei diversi contesti.
Salita al Calvario

La “Salita al Calvario” (o “Cristo portacroce”) mostra, su uno sfondo scuro, dei volti grotteschi e bestiali. La folla inferocita si accalca attorno al Cristo che, con uno sguardo rassegnato, sta portando la croce. La composizione è popolata da personaggi animaleschi e dal volto scuro, deformati da smorfie ed espressioni malvagie, come a simboleggiare i loro cattivi sentimenti. (Album / Joseph Martin / Mondadori Portfolio)
La Visione di Tundalo

“La visione di Tundalo” narra della visione di un nobile irlandese, bello e forte, ma moralmente indegno, dedito al furto e al saccheggio. L’opera si rifà al testo visionario del XII secolo intitolato “La Visio Tnugdali” (“Visione di Tnugdalo”), uno dei racconti apocalittici ed infernali più celebri e, certamente, uno dei più ricchi di fantasie orrorifiche e tenebrose. (Album / Mondadori Portfolio)