
Dal 29 marzo al 7 luglio, nella suggestiva cornice del Palazzo Ducale di Genova, si terrà la mostra “Giorgio de Chirico. Il volto della Metafisica”, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, e curata da Victoria Noel-Johnson.
La rassegna, la prima dedicata a de Chirico a Genova da oltre 25 anni, presenta circa 100 opere realizzate dall’artista nell’arco della sua carriera.
Nonostante le variazioni di stile e di tecnica, il filo rosso di de Chirico è la sua volontà di usare l’arte classica e la mitologia antica come chiave per interpretare il presente. Quest’ultimo si combina sulla tela al concetto nietzschiano di Metafisica, tipico della filosofia ottocentesca.
Le opere di de Chirico, infatti, esplorano la dimensione di tempo e spazio, dove accostamenti illogici e oggetti comuni in ambienti atipici permettono di rivelare il lato metafisico anche delle cose più banali.
In attesa di visitare la mostra, Mondadori Portfolio vi propone alcuni dei capolavori di Giorgio de Chirico.
Il tema del viaggio e del ritorno

Con “Il ritorno di Ulisse” (1968) de Chirico pone l’eroe di Itaca ai remi di una barchetta che naviga su un mare-tappeto all’interno di una casa borghese. Ormai alla fine del suo lungo percorso artistico, il pittore, come Ulisse, ritorna a casa trasformato dopo il lungo viaggio intrapreso, un viaggio che è, prima di tutto, mentale.
Gli esterni metafisici

I paesaggi urbani e le piazze metafisiche sono uno dei temi più riconoscibili dell’arte di de Chirico. In “Piazza d’Italia con statua” (1937), ad esempio, si colgono alcuni dei concetti cardine dell’artista: la solitudine, l’infinito, il tempo, il mistero, le vie deserte, le ombre nitide, le illusioni prospettiche e l’architettura classica.
I trovatori–manichini e i personaggi mitologici

Ne “Il trovatore” (1932) compare il manichino, figura frequente nelle opere di Giorgio de Chirico. Esso rappresenta l’essere umano ridotto ad automa, apparentemente inespressivo ma che, in realtà, è capace, con le pose che assume, di trasmettere inquietudine, solitudine e alienazione.

Personaggi altrettanto frequenti nelle sue tele sono quelli mitologici come “Diana addormentata nel bosco” (1934).
Gli interni metafisici

Il tema degli interni metafisici risale al soggiorno di de Chirico a Ferrara, durante la prima guerra mondiale. Sono prevalentemente rappresentazioni di stanze contenenti quadri e disegni accostati ad un assortimento apparentemente illogico di costruzioni architettoniche e geometriche, squadre, frammenti di antichità e altri oggetti inaspettati. Un esempio è “Interno metafisico con mano di David” (1968).
La natura metafisica

Un’altra significativa fase artistica di de Chirico è rappresentata dalle nature morte o, come preferisce definirle il pittore, le “vite silenti”. L’espressione deriva dalla lingua inglese e tedesca per indicare come il quadro rappresenti la vita silenziosa degli oggetti e delle cose.
La ritrattistica cinquecentesca

“La gravida” (1920) mostra la volontà di de Chirico di reinterpretare le opere dei grandi maestri della ritrattistica quattrocentesca e cinquecentesca, come Raffaello e Perugino. Allo stesso tempo si destreggia in autoritratti in abiti del Seicento ispirati alle tele di Rubens e Velázquez.
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