Oggi ricorre il 120° anniversario dalla nascita dell’artista italo-argentino Lucio Fontana.
Fontana nasce in Argentina il 19 febbraio 1899 a Rosario di Santa Fé. Il padre Luigi, italiano, è scultore e la madre, di origine italiana, è attrice di teatro. Fontana si trasferisce a Milano dove si iscrive all’Accademia di Brera.
Lucio mantiene sempre stretti rapporti con la sua terra natia: è, infatti, a Buenos Aires che conosce molti artisti locali con i quali fonda, nel 1940, una scuola di scultura.
Sempre in Argentina, stila il Manifesto Blanco, la prima dichiarazione ufficiale delle sue idee riguardo il rinnovamento dell’arte.
Il manifesto viene sottoscritto da molti colleghi e, esportato tra il ‘47 e il ‘48 a Milano in occasione del suo ritorno, diventa il Manifesto dello Spazialismo.
Tra entusiasmo e stupore, nel 1949 espone alla Galleria del Naviglio L’ambiente spaziale a luce nera: l’opera consiste in una serie di elementi fosforescenti e fluttuanti, appesi al soffitto dello spazio espositivo completamente nero.
La luce diventa così un elemento fondamentale, plastico, al quale Fontana conferisce materialità attraverso le sue sculture al neon. Il caso più celebre fu Concetto spaziale al neon, realizzato per la IX Triennale di Milano nel 1951, uno scarabocchio luminoso sospeso in aria.
È del 1958 la sua invenzione più originale: i tagli sulle tele. Il gesto improvviso di incidere con un segno netto la superficie pittorica è diventato uno degli atti più rivoluzionari (e scandalosi) della storia dell’arte. Alla ricerca di una terza dimensione, Fontana rompe la superficie del quadro e lo spazio entra letteralmente nell’opera, la attraversa, ne è parte integrante. Lo spazio diventa, dunque, l’opera stessa.